S
come Scadenza
La data di scadenza è la data fino alla quale un alimento è igienicamente idoneo al consumo, se correttamente conservato. Viene riportata obbligatoriamente sugli imballaggi alimentari dei prodotti preconfezionati rapidamente deperibili (latte e prodotti lattieri freschi, formaggi freschi, pasta fresca, carni fresche, prodotti della pesca e dell’acquacoltura freschi) con la dicitura “da consumarsi entro” e l’indicazione di giorno, mese e anno. Sulla confezione devono essere inoltre riportate le condizioni di conservazione ed eventualmente la temperatura in funzione della quale è stato determinato il periodo di validità. La data di scadenza differisce dal termine minimo di conservazione o TMC ( “da consumarsi preferibilmente entro” o “best before”) che rappresenta il termine temporale entro il quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Superato il TMC è ancora possibile consumare il prodotto in quanto esso si riferisce unicamente alle caratteristiche organolettiche e di gradimento del prodotto piuttosto che alla sua sicurezza. Più ci si allontana dalla data di superamento del TMC più vengono meno i requisiti della qualità del prodotto senza però che venga intaccata quello della sicurezza.
Lo sapevi che…
…una volta aperto il pack puoi conservare i biscotti Di Leo anche 15 giorni tenendoli ben richiusi in luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore?
T
come Taglio filo
Il taglio filo per i biscotti è una tecnica simile alla trafila al bronzo per la pasta. L’impasto del biscotto viene colato da un estrusore in bronzo, come avverrebbe per una siringa da pasticceria, e successivamente tagliato da un filo d’acciaio. Questa tecnica conferisce al biscotto una maggiore rugosità e porosità all’esterno, cosa che permette al biscotto di trattenere maggiormente i liquidi in superficie ed essere più facilmente “pucciabile” nel latte senza sfaldarsi immediatamente.
Lo sapevi che…
… Di Leo utilizza il taglio filo per la maggior parte delle sue linee (Caserecci, Fattincasa e Vivisano), consapevole della qualità superiore che questa tecnica conferisce al biscotto?
Q
come Qualità
La qualità di un prodotto o di un servizio è rappresentata dalle caratteristiche che gli consentono di soddisfare le attese di chi lo utilizza. Non è possibile individuare un livello “assoluto” di qualità: sono le esigenze dei consumatori a definire di volta in volta le caratteristiche che il prodotto o il servizio deve possedere per soddisfarli. Il livello di qualità richiesto dal cliente deve poi essere raggiunto in modo non sporadico, ma costante nel tempo e per questo è necessario che siano coinvolte tutte le funzioni aziendali: è per questo motivo che si punta sempre di più alla Garanzia della Qualità e ai Sistemi di Qualità. La qualità non è un fatto solamente tecnico, ma ha aspetti organizzativi e gestionali e coinvolge tutta l’azienda, compresa la direzione, che si occupa di curarne l’attuazione, considerando anche lo stretto rapporto esistente tra qualità ed efficienza aziendale. ll Sistema Qualità “è costituito dall’insieme delle risorse di cui un’azienda dispone e delle attività che mette in atto allo scopo di garantire il raggiungimento di quanto prefissato”. Materiali, progetti, processi e comportamenti concorrono, infatti, a mantenere un determinato livello di qualità del prodotto.
Lo sapevi che…
… la qualità per Di Leo è una cosa estremamente importante? Negli anni abbiamo ottenuto le certificazioni internazionali UNI EN ISO 9001 (oggi 22000) per il sistema di qualità e UNI EN ISO 14001 per la gestione ambientale. Inoltre Di Leo è tra i pochi biscottifici in Italia – e tra i primi nel Mezzogiorno – ad avere ottenuto (con il massimo punteggio) la prestigiosa certificazione alimentare inglese BRC, molto apprezzata nei mercati anglosassoni.
U
come Uova
Le uova sono un alimento base della nostra nutrizione. In Italia vengono consumate 12 miliardi di uova ogni anno, per un consumo pro capite di 13,7 chilogrammi.
Le uova più comunemente consumate sono quelle di gallina. Esse forniscono una grande quantità di proteine e di alta qualità, contengono tutti gli amminoacidi essenziali per gli esseri umani, numerose vitamine (A, B6 e B12, acido folico e colina), ferro, calcio, fosforo e potassio. Dal 2004 sul guscio di tutte le uova di gallina prodotte nell’Unione Europea è necessario che venga marchiato un apposito codice che ne consente la rintracciabilità evidenziando il tipo e il luogo di allevamento da dove proviene l’uovo stesso.
Le uova possono essere di categoria A (uova pulite e a guscio integro destinate al commercio al dettaglio che non possono essere sottoposte a procedure di lavaggio o refrigerazione) o B (tutte le uova che non rientrano nella categoria precedente, comprese uova di categoria A declassate, destinate alle industrie alimentari di trasformazione – pastifici, produttori di maionese e prodotti dolciari – previa una pastorizzazione obbligatoria per legge.
Lo sapevi che…
…il biscottificio DiLeo utilizza negli impasti per i suoi biscotti solo uova fresche pastorizzate di classe A?
V
come Valore energetico
Il valore energetico di un alimento ci permette di capire se si tratta di un cibo ipo o iper calorico, sia in termini generali che specifici (per esempio confrontandolo con gli alimenti dello stesso gruppo).
Per quantificare il potere calorico in Italia si utilizzata prevalentemente la Kilocaloria (Kcal) comunemente chiamata caloria (in realtà si commette un errore di valutazione poiché una chilocaloria corrisponde a 1000 calorie). La Kcal indica la quantità di calore necessaria per portare la temperatura di 1 Kg di acqua distillata da 14,5°C a 15,5°C.
Secondo il sistema di misura internazionale il potere calorico di un alimento si esprime in Kilojoule (Kjoule) e, poiché una caloria equivale a 4,186 joule, per passare da kcal a kjoule basta moltiplicare per 4,186.
In ogni caso il valore calorico di un alimento dev’essere specificato in etichetta, sia esso espresso in kcal o in kjoule.
Lo sapevi che…
…i Fattincasa Di Leo hanno solo 28 Kcal per biscotto?
Z
come Zenzero
La pianta erbacea dello zenzero, originaria dell’Asia tropicale, era molto utilizzata sin dai tempi dei greci e dei romani che, per consumarla, dovevano pagare ingenti tasse. Il nome Zingiber deriva dall’indiano Zingibil, ma la pianta ha tantissimi nomi volgari a seconda del paese ove viene coltivata; secondo alcuni etimologisti l’origine del nome Zingiber deriverebbe dall’Arabo Zind-schabil, che significa radice. Si dice che nell’antichità gli indiani erano soliti masticare zenzero per purificare l’alito prima delle cerimonie religiose per cantare e parlare agli dei.
I saggi dell’antichità riconoscevano allo zenzero innumerevoli proprietà: tra essi Pitagora lo considerava un antidoto al morso dei serpenti. Diventata in età medievale una delle spezie più utilizzate in cucina, ancora oggi vengono attribuite a questa spezia, particolarmente apprezzata da chef e foodlovers, proprietà digestive, antidolorifiche e antinfiammatorie. Anche se negli ultimi secoli questa spezia ha perso la sua centralità nella nostra cucina, in quella orientale è rimasta molto importante per aromatizzare piatti dolci o salati, salse, chutney indiani, miscele di spezie e bevande.
Lo sapevi che…
.. per venire incontro a un consumatore sempre più curioso di sperimentare gusti nuovi e stimolanti, Di Leo ha ideato i Vivisano zenzero e soia? Innovativi per l’originale e piacevole sapore, coniugano la leggerezza della soia al gusto pungente dello zenzero e sono i biscotti ideali per chi vuole affrontare la giornata con la giusta grinta senza rinunciare al gusto.
Z
come Zucchero
Lo zucchero per usi alimentari si ricava principalmente dalla barbabietola (in Europa) e dalla canna da zucchero (nel resto del mondo). Lo zucchero di barbabietola si estrae dalla radice tuberizzata del primo anno di vegetazione che contiene, a seconda delle varietà, dal 12 al 20% di zucchero. Lo zucchero di canna, invece, si ricava da fusti alti 3/4 metri con un diametro di 3/5 centimetri contenenti il 12-19% di saccarosio e l’1% di zucchero invertito.
L’uso dello zucchero rimase sconosciuto in Europa fino al Medioevo. Nel mondo greco-romano si utilizzava il miele come dolcificante, anche se in oriente era nota da tempo una sostanza dolce ricavata seccando al sole l’essudato di una particolare specie di canna. Gli arabi, attraverso le loro conquiste, scoprirono e successivamente diffusero l’impiego del dolce ‘sale indiano’. In Italia venne importato dai mercanti venezioni nel 1300, ma il costo particolarmente elevato, dovuto ad un metodo di estrazione lungo e laborioso, ne limitò dapprima l’uso alle preparazioni medicinali. La richiesta subì un forte incremento verso la fine del Cinquecento in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo. Il monopolio della produzione fu tenuto a lungo dalla Repubblica di Venezia ma poi il fulcro del mercato si spostò nell’America centrale, dove la coltivazione della canna dette risultati eccezionali. Una curiosità: pare che la prima bustina di zucchero sia stata prodotta negli Stati Uniti dal Signor Partridge a Filadelfia nel 1862.
Lo sapevi che…
…i Fiorbì Di Leo sono prodotti con zucchero di canna biologico?